La paura della società

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“Paura” è un termine che ricorre spesso nel linguaggio quotidiano. Ciò che cambia è l’oggetto di queste ansie: da bambini temiamo il buio o alcuni animali (che magari non abbiamo mai neanche avuto modo di vedere dal vivo), quando cresciamo abbiamo paura di poter ferire un amico, un genitore, un fratello. Insomma di farli stare male per ciò che diciamo o per come ci comportiamo. In certe situazioni la paura può manifestarsi per ragioni più pratiche: rimanere senza lavoro, non guadagnare abbastanza per sfamare e mantenere la famiglia, perdere le persone care.

Talvolta le paure sono dettate da ragioni ben più profonde e sono determinate – come riporta Bauman nell’estratto di “Paura liquida” – dalla collazione sociale, dal genere, dall’età o dalla parte del pianeta in cui si è nati. Non vi è alcun dubbio infatti che in alcune aree nel mondo dove si vivono condizioni che noi occidentali non potremmo nemmeno immaginare e dove vi è un alto tasso di mortalità (soprattutto infantile), le paure di un gran numero della popolazione siano costantemente legate alla propria sopravvivenza.

I timori non hanno mai abbandonato nemmeno l’Occidente e soventemente ne affiorano di nuovi, originati principalmente da decisioni politiche. L’accettazione delle diversità attraverso il cosiddetto “politically correct”, nato per contrastare le disuguaglianze sociali (in primis quelle di genere), è portata negli ultimi anni all’estremo tanto da suscitare l’effetto opposto dei principi che sostiene. Anche nel caso delle disuguaglianze sociali si parla di vere e proprie paure per ciò che è diverso e con cui si ha difficoltà a relazionarsi. Purtroppo è luogo comune che le paure vengano portate all’eccesso e ampliate a dismisura. In ambito sociale è ciò che provoca un individualismo diffuso che, secondo la filosofia politica ed economica, è vantaggioso per la nostra società capitalista: il solipsismo (ulteriore estremizzazione dell’individualismo), infatti, è quel fenomeno secondo cui le persone sostituiscono le relazioni umane con il consumo di beni. L’esempio emblematico è quello di Amazon, con cui il consumatore compra i prodotti comodamente da casa senza dover parlare nemmeno per telefono con qualcun altro, e ricerca in essi la compagnia che altrimenti non troverebbe.

È difficile, una volta arrivati a questo punto dello sviluppo umano (con il progresso tecnologico e tutto ciò che ne deriva) fare un passo indietro e guardare dall’esterno la realtà in cui siamo immersi. C’è chi sostiene, tra gli esponenti della filosofia politica (in particolare dello scorso secolo – Bernstein o Lukàcs – ma le cui previsioni sono ancora del tutto attuali), che la società debba essere cambiata a partire dalle sue radici più profonde. Anche senza assumere delle posizioni così nette e radicali, sarebbe però essenziale che chiunque al giorno d’oggi riceva gli strumenti necessari per poter rendersi conto della realtà in cui vive e saper formulare un giudizio critico personale e individuale, ma al tempo stesso sia capace di continuare a vivere in società instaurando legami sociali non per l’utile personale ma affinché l’intera società possa proseguire sulla strada del miglioramento.

Margherita Finello



Il Salice

Il “Salice” nasce nel 1985. Negli ultimi sette anni sono stati pubblicati più di 2000 articoli online.


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