La lettura come un coltello

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Massimo Recalcati, giornalista, psicanalista, conduttore televisivo e appassionato lettore ha affermato che il libro è un coltello “perché taglia la nostra vita offrendole la possibilità di acquisire una forma nuova, perché distingue la nostra vita com’era prima della lettura da com’è diventata dopo”.

Ogni testo, ogni libro ha l’enorme potere di variare il nostro animo, di trasformarci dall’interno. Infatti alla fine di un libro, indipendentemente dal fatto che esso ci abbia o meno soddisfatti, non saremo mai gli stessi di quando lo abbiamo iniziato; spesso ci capita di leggerne alcuni che non amiamo o che non riusciamo ad apprezzare. Tuttavia ciò non significa che la loro lettura non ci abbia comunque restituito qualcosa: una lezione, una morale oppure un dubbio ma di qualsiasi cosa si tratti, da quel momento in poi, farà per sempre parte del nostro bagaglio personale.

Prendendo come spunto “1984” di George Orwell, proprio come afferma Recalcati, si è dimostrato “un coltello”. Difatti leggere questo romanzo da la possibilità di riflettere su alcune tematiche quali la libertà e la diversità.

La vicenda è pregna di forze che tendono, ad ogni costo e con ogni strumento, ad annullare la libertà e la dignità  personale; è proprio per questo che il “diverso” viene ritenuto una minaccia, in quanto non omologato, quindi considerato automaticamente un traditore. Perciò deve essere fortemente convertito alla ragione comune oppure eliminato. La sensazione ricorrente che si prova nel corso dell’intera storia è l’inquietudine perché, eliminando il contesto attorno al quale è costruita la vicenda, ovvero un mondo diviso in tre grandi potenze totalitarie, Oceania, Eurasia ed Estasia, non si può non notare che la volontà di eliminare il diverso sia, tristemente, una costante nella reale storia dell’umanità, e non solo una distopia come quella descritta nel racconto di Orwell.

Lo scrittore ci fornisce un tipo di ritratto del diverso, ma vi sono tante altre angolazioni da cui è possibile analizzarlo, alcune delle quali si possono ritrovare in altri tre romanzi: “Lo straniero” di Albert Camus, “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee e “Cime tempestose” di Emily Bronte.

Nel primo, grazie alla descrizione del protagonista, Meursault, emerge come questi sia straniero dinanzi la vita stessa con il suo essere apatico ed insofferente nei confronti di qualsiasi situazione gli si ponga di fronte, caratteristiche che inevitabilmente creano un’enorme distanza tra lui e gli altri esseri umani, i quali tendono a giudicarlo come un mostro, non tanto per il fatto di essere un assassino, quanto per la sua peculiare caratteristica di non provare alcuna emozione, di vivere in modo meccanico e di essere completamente alienato ed assente. Il modo di essere di Meursault incute paura e disgusto negli altri. Infatti anche in questo romanzo emerge la necessità sociale di imprigionarlo obbligandolo, in quando diverso, entro margini riconoscibili e riconosciuti.

Il tema di una società-giudice, pronta ad additare il diverso, ritorna fortemente anche nel secondo libro elencato, in questo caso basata sugli squilibri e le disparità dove troviamo un’intera popolazione che, a causa del colore della propria pelle, viene colpevolizzata e spinta ai margini della società come conseguenza del pregiudizio. Nel romanzo è presente una forte denuncia al razzismo il quale più volte ritorna nel corso della narrazione, ad esempio quando un ragazzo nero, chiaramente innocente, viene ugualmente giudicato colpevole solo perché appartenente alla parte di popolazione nera, da molto tempo assoggettata alla supremazia bianca. Parallelamente, con “1984” in cui la diversità in quanto tale diventa capo espiatorio è percepita come un pericolo, in questo libro essere diversi consiste nell’essere nati con un diverso colore della pelle, tematica estremamente diffusa ed accettata in passato ed ancora, sfortunatamente, di grande attualità.

Per la quarta volta il rifiuto del diverso torna, da parte della società , anche nel romanzo di Emily Bronte; in questa storia il ruolo del protagonista è assegnato all’amore che viene però connotato da aspetti particolari che lo rendono un sentimento malato. La storia dei due amanti si differenzia dagli stereotipi in quanto questi, pur amandosi, diventano carnefici l’uno dell’altra; Heathcliff e Catherine sono entrambi caratterizzati da un animo ribelle e vivono il loro amore come un’ossessione anche in una realtà regolata da rigide leggi sociali alle quali loro non si attengono, decidendo di seguire la loro passione totalizzante. Come i protagonisti degli altri romanzi, anche in questo caso, i due amanti vengono considerati diversi a causa del modo in cui vivono il loro rapporto.

Il tema comune individuato in ognuno di questi libri è quindi quello della diversità che, per ognuno, viene declinata in ambiti profondamente diversi, in momenti storici altrettanti differenti e , nonostante ciò, ancora profondamente attuali. 

Ripensando dunque all’espressione di Recalcati si può certamente concordare con quest’ultima in quanto la lettura di un libro è un’esperienza di vita, così come può esserlo un viaggio o una relazione che , andando a sommarsi a tutte quelle precedenti, darà un nuovo risultato.

Un libro non è forse fatto per essere, come un mare, sempre aperto? Non è questo il primo gesto di ogni lettore: aprire il libro, tenerlo aperto sulle ginocchia, sul tavolo, sul letto? Che senso avrebbe un libro che restasse chiuso, che non fosse mai aperto? Un libro chiuso, in fondo, è un controsenso: non è un libro. Come il mare, il libro è una figura straordinaria dell’Aperto. Apre e non chiude il mondo. Un libro è un mare e non un muro. Se un libro è un mare è perché la sua natura è quella di sovvertire la tentazione del muro, di contrapporsi a ogni spinta che vorrebbe segregare, recintare, rinchiudere all’Aperto del mondo. Il libro è un mare perché porta con sé l’inesauribilità della lettura, in quanto ogni libro può essere letto in mille modi diversi e può dar luogo a Infiniti altri libri, perché la “proprietà” del libro, come il mare, non è mai, infatti, una proprietà che si può acquistare o della quale si può disporre in modo esclusivo […] Ogni libro è un mare e come il mare ogni libro è sempre aperto. Mentre ci apre a mondi impensati, inauditi, non ancora visti, non ancora conosciuti, apre la testa del lettore, ovvero lo aiuta a rinunciare alla tentazione del muro.

Massimo Recalcati, “A libro aperto. Una vita è i suoi libri

Vittoria Garnero



Il Salice

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