Le frontiere dell’IA
di Alessandro Beretta
Di intelligenza artificiale si parla quasi sempre con accezione futuristica. In realtà l’intelligenza artificiale e i computer superano l’uomo già in moltissimi ambiti, non solo in quelli di puro “calcolo”. La capacità di ragionare non è più una prerogativa esclusiva dell’intelletto umano.
Emblematico è il caso degli scacchi. Il grande scacchista Garry Kasparov disse che gli scacchi sono “la drosophila della ragione”. La drosophila è un insetto il cui studio ha permesso grandi scoperte nel campo della genetica; allo stesso modo gli scacchi permettono di analizzare la mente e gli schemi di pensiero umani e questo è il motivo per cui la scacchiera è stata teatro di battaglia tra uomo e macchine fin dagli albori dell’informatica. In questo gioco l’intuizione e i ragionamenti umani sono stati surclassati ormai da decenni dalle intelligenze artificiali. Nei primi anni Ottanta, i computer già sconfiggevano i Maestri umani; nel 1996 il computer Deep Blue vinse infatti la prima partita contro il campione del mondo in carica (che a quel tempo era lo stesso Kasparov).
Un esempio lampante della differenza tra mente umana e mente artificiale è la partita giocata tra Deep Fritz (un motore scacchistico) e il Grande Maestro Vladimir Kramnik nel 2006. Kramnik riuscì a sorprendere il computer con giocate inusuali, ma alla mossa 34 commise un errore madornale e Deep Fritz gli diede scaccomatto. Questa è la fondamentale differenza tra gli esseri umani e le intelligenze artificiali: gli esseri umani commettono errori. I computer invece non sbagliano mai.
Recentemente l’ingegnere di Google Blake Lemoine ha pubblicato la conversazione avuta con il programma LaMDA (Language Model for Dialogue Applications). Secondo Lemoine, LaMDA è senziente. Effettivamente, leggendo la conversazione lo si potrebbe erroneamente dedurre, dal momento che esso afferma di essere una persona e di provare sentimenti ed emozioni. In realtà, LaMDA è una rete neurale artificiale che mette insieme sequenze di parole in modo da formare un discorso sensato, ma non è veramente senziente.
Benché la superiorità delle macchine in certi ambiti di ragionamento sia innegabile, le intelligenze artificiali non hanno ancora raggiunto l’autocoscienza. Tuttavia il progresso tecnologico in questo settore è evoluto enormemente negli ultimi anni ed è logico pensare che continuerà così in futuro, raggiungendo e superando la mente umana. In fondo, le intelligenze artificiali ragionano secondo schemi di pensiero simili ai nostri, solo senza errori e senza limiti. Sono versioni migliori di noi stessi.